Category : LIBRI

L’arte del fare – GIANNINO CASTIGLIONI – Scultore


“Un personaggio davvero speciale, lo ricordo sempre con il camice bianco e spesso con la sigaretta all’angolo della bocca, anche quando plasmava, disegnava o mi teneva “prigioniero” per ore a posare… ma poi non mancava una lauta mancia.”

 

 

 

Questa monografia nasce dalla collaborazione di tante persone che vi hanno dedicato molte ore con passione e professionalità, e ha preso avvio grazie all’interessamento dell’architetto Eugenio Guglielmi, curatore di una interessante mostra a Villa Bertarelli a Galbiate nel 2009, dove il nonno era ricordato tra i molti operatori del secolo scorso.

Gli eredi Castiglioni hanno deciso, oltre dieci anni fa, di donare tutti i gessi dello studio Castiglioni di Milano al Comune di Lierna, dove il nonno aveva una villa di vacanza e un altro atelier, con lo scopo di realizzare una gipsoteca a suo nome. L’archivio in nostro possesso era veramente gigantesco e con infinita pazienza è stato catalogato per poter ricordare questo scultore del Novecento, che è riuscito con la sua grande sensibilità, l’amore per il bello e un animo incline all’arte tutta a lasciare numerose opere che, dai primi anni del secolo (Esposizione Internazionale di Milano del 1906), spaziano dalle medaglie e le targhe ai sacrari della Grande Guerra, all’arte funeraria, insieme a fontane, statue, bassorilievi, dipinti e molto altro.”

La pubblicazione è il risultato delle recenti ricerche rivolte alla rivalutazione dell’attività di Giannino Castiglioni (Milano 1884 – Lierna 1971) uno tra i più importanti pittori, incisori e scultori del Novecento italiano. L’opera, curata da Eugenio Guglielmi, attraverso testimonianze dirette e studi monografici di giovani e accreditati studiosi, nonché inediti materiali d’archivio, mette in evidenza la formazione dell’artista e il suo rapporto con l’ambiente milanese nel clima culturale a cavallo tra il tardo simbolismo ottocentesco e il nascente Liberty. Particolare attenzione viene data alla formazione di Castiglioni presso l’Accademia di Brera e alle opere che lo resero celebre, tra cui ricordiamo quelle presenti al Cimitero monumentale, i Sacrari dedicati ai caduti della prima guerra mondiale e la Porta del Duomo di Milano. Un capitolo riguarda infine lo studio dei 350 gessi conservati presso il Comune di Lierna, dono degli Eredi, nell’ottica della creazione di una Gipsoteca da inserire nei percorsi provinciali e regionali lombardi.

Per maggiori informazioni sul libro: www.skira.net/books/arte-del-fare

Psyco mappe. Due viandanti persi tra arte e delitti milanesi

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«Quando si arriva davanti all’ingresso della sagrestia di Sant’Ambrogio, scostata a sinistra, c’è un’anonima e incongrua colonna romana, sulla quale sembra che il diavolo sia andato a sbattere la testa, anzi le corna.
E c’è chi sostiene che da allora, tra la città della Madonnina e gli inferi ci sia un canale diretto di comunicazione…».

Metti un criminologo-scrittore, Luca Steffenoni, da sempre attratto dal lato oscuro della città. E metti una storica dell’arte, Manuela Alessandra Filippi, che di Milano coglie la grande bellezza, artistica e storica.

Prendi un milanese un po’ cinico che si occupa di delitti e mettilo insieme ad una globtrotter solare che dell’arte ha fatto un mestiere.

Metti un uomo e una donna. Ne nasce un libro Psyco mappe. Due viandanti persi tra arte e delitti milanesi (ed. Adagio), nel quale gli autori, dialogando tra loro, cercano di dare un volto a questa città.

Come dire: il bello e il brutto, yin e yang, maschile e femminile, luce ed ombra, due punti di vista che si alternano e spesso polemizzano con disincantato humor o, se preferite, due emuli della Strana coppia, che battibeccano nel tentativo di raccontare Milano a modo loro.

Contaminazione è la parola d’ordine.
Storie di vita e di morte che si snodano per le trafficate strade della metropoli lombarda in un Hellzapoppin di umanità e di lasciti artistici.
Un percorso narrativo che si snoda dal centro cittadino all’insegna del casuale. Perché arte e delitto condividono soprattutto questo aspetto. Sono anarchici per definizione.

Il crimine colpisce senza ritegno nei palazzi della borghesia, s’infiltra nel sottosuolo dei quartieri popolari per poi emergere inaspettatamente a qualche chilometro di distanza, in un parco, presso un distributore di benzina, in un parcheggio. Se ne frega allegramente delle buone maniere e del tempo che passa, menando fendenti nel via vai di carrozze ottocentesche, girovagando in mezzo ai sogni della ricostruzione come nei cortei post sessantottini per approdare, infine, nella stanca metropoli del presente. Nessun rispetto per la storia, per la cronologia, per l’ordine costituito.
L’arte, da parte sua, vive e sopravvive dove può, edificando sé stessa su fondamenta altrui, resistendo con tenacia ai saccheggi degli assedi, alle bombe belliche, ai famelici interessi di palazzinari senza scrupoli, all’incompetenza di amministratori senza cultura, all’indifferenza dei più. E così arte e delitto si ritrovano spesso fianco a fianco, nella loro solitudine.

A pochi metri di distanza convivono grandi tragedie e sontuose esperienze culturali. Prendi, per esempio il Palazzo degli Omenoni, che condensa nella sua storia la volontà del bello, la pazzia, il delitto. Oppure Palazzo Marino, teatro di vicende che non hanno nulla da invidiare ad uno sceneggiato noir. O ancora il settecentesco Palazzo Belgioioso, al cui interno fu trovato il cadavere di Raul Gardini, le dark lady di via Montenapoleone, gli spari di De Fabritis all’ingresso della Scala, il chiostro dei misteri all’Università Cattolica…

T­utta la città è un’immensa stratificazione di sangue, arte e cemento. Vicende di amore e di morte, che vale la pena raccontare, come fanno gli autori, durante una passeggiata, muniti di comode scarpe e pochi stereotipi culturali.
Negli anfratti delle mille storie raccolte nelle Psyco mappe, c’è anche spazio per ricordare personaggi e luoghi che hanno contribuito alla loro maniera a quel underground urbano al quale tutti ci abbeveriamo. Chi si ricorda di CT, al secolo Carlo Torrighelli, il surreale primo writer cittadino, che negli anni 70 lanciò i suoi proclami dipingendo scritte sui marciapiedi del centro? E chi ha mai visitato la fantastica wunderkammer del bric-à-brac voluta da Emilio Mangini, mecenate, campione di off-shore, autore di commedie e instancabile collezionista di 3700 pezzi, tra cui armature, giochi, orologi, bastoni, abiti d’epoca, ceramiche, oggetti di culto e lanterne magiche, lasciato in eredità ai milanesi?
Un libro su Milano ma non solo. La metropoli lombarda, infatti, fa da sfondo ad un caleidoscopio di vicende volutamente mescolate, ad una jam session d’umanità che fornisce una lente d’ingrandimento attraverso la quale è possibile osservare le nevrosi e le contraddizioni comuni ad ogni grande città.

» Guarda l’intervista agli autori su YouTube

» Il libro è acquistabile su Amazon

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